Problematiche connesse agli indici di liquidità e al Cash Conversion Cycle

di Giuseppe Marzo e Elena Scarpino

pubblicato in Controllo di Gestione, n. 6, 2023, pp. 27-36

Abstract

Gli indici di liquidità e il Cash Conversion Cycle sono indicati in manuali e articoli specialistici come fondamentali per cogliere la solvibilità a breve termine dell’impresa e la sua capacità di gestire adeguatamente il suo equilibrio monetario. Essi sono anche tra i KPI più usati dai manager aziendali. Tuttavia, il loro utilizzo deve farsi con molta cautela, poiché a fronte della semplicità di lettura che essi vantano nascondono varie criticità che possono condurre a valutazioni del tutto incoerenti con le situazioni che tramite quegli indici si vogliono rappresentare. Questo lavoro si occupa proprio di tali criticità.

Conclusioni

L’obiettivo del lavoro è di sostenere il miglior uso degli indici di liquidità e del CCC indagando le criticità e le problematiche ad essi connessi.

L’analisi svolta ha consentito di evidenziare cinque problematiche relative all’uso degli indici di liquidità. Innanzitutto, la valutazione della solvibilità basata su tali indici sconti sconta il fatto di avere disponibile un bilancio pubblico quando una parte importante dell’attivo e del passivo a breve è già scaduta. In secondo luogo, le distribuzioni temporali delle scadenze e degli incassi di passivo e attivo a breve termine possono condurre a fenomeni di tensioni finanziarie anche se l’attivo a breve, nel suo complesso, è superiore al passivo a breve. Inoltre, gli indici di liquidità non tengono conto del fatto che all’avvio del nuovo anno l’impresa avrà uscite ed entrate monetarie connesse alle nuove attività svolte. E, ancora, il fatto che quegli indici non considerano che eventuali squilibri tra passivo e attivo a breve possano essere finanziati con il ricorso ad altre fonti di finanziamento. Infine, il fatto che un minor valore dell’attivo a breve (e, conseguentemente, un indice di liquidità al di sotto del valore di soglia) possa derivare dalla capacità dell’impresa di autofinanziare i propri investimenti.

Il CCC, spesso usato per valutare la capacità dell’impresa di gestire il fabbisogno connesso al CCN Operativo, presenta tre criticità. Esso è un indice di tempo e non anche di valori impiegati. Ciò significa che a parità di CCC il fabbisogno di un’impresa può essere profondamente diverso da quello dell’altra. Inoltre, diverse combinazioni di durate possono produrre lo stesso CCC, avendo perciò diverso impatto sul fabbisogno finanziario dell’impresa. Infine, il calcolo del CCC risente delle modalità con cui vengono calcolati gli indici di durata che lo compongono, avendo perciò la possibilità di definire valori di CCC che sono più o meno svincolati dal reale fabbisogno dell’impresa.


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L'articolo completo è disponibile sul sito della rivista Amministrazione & Finanza, edita da Wolters Kluwer Italia. Clicca qui per accedere al sito della rivista.

Data pubblicazione: 8/01/2024

Argomento: Investimenti, Cash flow, Finanza