Ma davvero tre è il numero perfetto?
Le tre teste dell'imprenditore familiare

di Elena Scarpino

Le tre teste dell'imprenditore familiare

Per i pitagorici il tre era il numero perfetto: non solo perché sintesi del pari (due) e del dispari (uno); ma anche perché la superficie più semplice, è il triangolo. Anche per i Cinesi il tre è il numero perfetto, in quanto numero della totalità cosmica: cielo, terra, uomo.

Altri significati magici e simbolici sono stati attribuiti al tre in varie epoche e per varie civiltà.

Ma davvero il tre è il numero perfetto?

L’intensa attività di questi ultimi periodi con imprese di dimensione media e piccola e a proprietà familiare mi ha spinto a riflettere sul “tre”.

Questa volta però il tre si riferisce alle tre teste dell’imprenditore della PMI, come descritte da Michel Bauer (Tra impresa e famiglia, NIS; 1997): “Un imprenditore è un uomo a tre teste:

  1. In parte è Homo economicus, interessato ai risultati della sua azienda e ai guadagni che produce.
  2. In parte è Homo politicus che, come tutti gli uomini politici, cerca di consolidare il suo potere o, quanto meno, di conservarlo.
  3. Infine è Pater familias che, come molti padri di famiglia, cerca a suo modo di aiutare i figli.”

Allora, tre è veramente il numero perfetto?

Probabilmente no! Perché le tre teste difficilmente vanno d’accordo. Alcune volte prevale la testa politica: il potere è tutto! In questo caso l’imprenditore può trasformarsi nel Gollum de Il Signore degli Anelli, ossessionato dal suo tesoro e disposto a sacrificare sull'altare della conservazione del potere utili e profitti aziendali.

Oppure, può diventare Cronos, che divora i figli per mantenere il potere.

Altre volte prevale la testa del pater familias. E in questo caso figli e figlie diventano capaci e competenti per linea di sangue, talvolta anche contro la loro volontà, e non per meriti conquistati sul campo.

E se a prevalere è la testa economica, allora il problema potrebbe spostarsi nei rapporti l’imprenditore e i suoi familiari.

Insomma, gestire tre teste non è semplice. Lo sa (o lo scopre) l’imprenditore, e deve anche saperlo chi si relaziona con l’imprenditore, che sia un manager dell’impresa, un collaboratore o un consulente esterno.

Come gestire le tre teste

Le nostre esperienze consulenziali con aziende familiari ci hanno insegnato che il passaggio fondamentale è far sì che l’imprenditore, o l’imprenditrice, sia cosciente del fatto che la continuità aziendale è la condizione fondamentale che consente alle tre teste di continuare a vivere. E per questo è necessario che le tre teste trovino un equilibrio capace di farle convivere in modo armonioso.

Porre l’accento sulle sole finalità economiche, ad esempio, potrebbe condurre in taluni casi a emarginare dalla gestione aziendale alcuni dei componenti della famiglia dell’imprenditore che si fossero dimostrati poco capaci di gestire l’attività di famiglia. Tale scelta, tuttavia, se equa e coerente dal punto di vista della continuità economica dell’azienda, potrebbe generare scompensi a livello familiare capaci di riflettersi negativamente sulla gestione aziendale. Allo stesso modo, la rinuncia alla visibilità che il potere offre, potrebbe costringere l’imprenditore ad un ritiro forzato capace di spegnere le sue attitudini all’intrapresa. Quindi, la soluzione apparentemente più facile, ovvero la ricerca della continuità aziendale secondo il pensiero della sola testa economica, potrebbe avere effetti solo nel breve periodo.

Il vero contributo che si può offrire all’azienda familiare deve essere coerente con l’essenza stessa di tale azienda. E perciò, specie nell’azienda familiare della prima generazione, l’equilibrio tra le tre teste deve ricercarsi in modo coerente e concomitante. Il che significa aiutare l’imprenditore a perseguire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa (homo economicus) ma al contempo garantendo un percorso di crescita dei figli e figlie (pater familias) che possa renderli o più capaci nella gestione oppure in grado di ricoprire ruoli meno impegnati nella gestione ma pur presenti in azienda. E ancora, dimostrare che il potere (homo politicus) si può tradurre in vari comportamenti, e che quelli da privilegiare siano i comportamenti capaci di offrire all’azienda nuove prospettive di sviluppo e crescita.

La consapevolezza sviluppata nel corso di una lunga di esperienza di affiancamento agli imprenditori di aziende familiari ci ha condotto a indagare in modo approfondito i pensieri delle tre teste dell’imprenditore e a operare al fine di generare un equilibrio duraturo e sinergico. Nel corso della nostra esperienza abbiamo imparato a cogliere le sfumature di pensiero e linguaggio con cui le tre teste si presentano e a valutare la prevalenza dell’una sulle altre. Questo è il primo passo per affiancare e supportare le imprese familiari aiutandole a crescere e svilupparsi, ma senza snaturarsi.

Data pubblicazione: 8/01/2024

Argomento: Azienda famigliare